La strada

Non sono mai stata sfiorata dal pensiero di appartenere al sesso debole. Non ho mai pensato che, in quanto donna, ci possano essere cose che non posso fare e con quest’idea in mente ho sempre viaggiato. Non ho nemmeno mai sentito il bisogno di dimostrarlo. É stato così e basta. L’unico vincolo che seguo é quello di utilizzare la toilette per signore.

Anche questa esperienza é alla fine. Ne è valsa la pena? si, perché solo se si vive appieno la vita allora si può trovare qualcosa di molto bello. Ne é valsa la pena per me stessa, per godermi la mia compagnia e tornare con la certezza che sono serena. Alle volte serve allontanarsi da tutto e tutti per fare il punto su se stessi. Guzzanti nei panni del maestro Quelo si chiederebbe “Quanto stiamo andando su questa tera?” La risposta non l’ ho ancora trovata ma ho qualche idea.

Grazie a tutti voi, preziosi compagni di tante notti insonni, di tanti momenti in cui mi avete fatto sentire la vostra presenza e il vostro affetto. Grazie per aver letto tutti i post o anche solo uno. Ho sempre tentato di darvi il meglio, nonostante i problemi con wi fi,  assenza di internet point e difficoltà varie. Spesso non ci sono riuscita. Mi piace pensare comunque che, se anche ognuno di voi solo per un momento si é avvicinato al blog, é perché le nostre vite si sono incrociate, magari per poco tempo, magari a lungo, ma un segno é rimasto. E se quel segno non e’ dei migliori, si può sempre recuperare! E grazie a tutte le persone incontrate in questo viaggio, a chi é stato con me poche ore e chi giorni interi, ma in entrambi i casi abbiamo condiviso pensieri, emozioni, tristezza e felicita’.

A voi tutti e a loro,  auguro di poterci  incontrare di nuovo lungo la strada!

Un abbraccio Malesia!

Dostoevskijnonsileggeaitropici

Non v’é alcun dubbio, Dostoevskij non é un autore adatto a delle isole tropicali. Non è che mi dispaccia il suo stile, certo anni luce da quanto amo Bulgakov, ma provate a leggere “Il Giocatore” all’ ombra di una palma, sorseggiando cocco e il libro vi sembrerà di una tale noia. . . Credo che Dostoeskij si legga con la massima soddisfazione in quelle domeniche d’inverno, quando fuori tutto é immerso nella nebbia più fitta, i vetri in casa sono appannati e ti scaldi le mani con una tazza di the bollente. É russo e come tale va letto al freddo, non si adatta ai tropici.

Dostoevskij a parte, é l’ultimo giorno in questo paradiso. Ultime ore nuotando con le tartarughe e per la prima volta oggi, ho incontrato le mante. Vado via con questo regalo. Meravigliosi diavoli alati che volteggiano sfuggenti sui fondali. In questi mari e in quelli dell’oceania ci sono moltissime leggende intorno alle mante, temute dai pescatori perché, a causa del loro aspetto, si credeva portassero l’abbraccio mortale del diavolo. In realtà sono animali estremamente innocui e timidi.

Niente corrente elettrica oggi. Mi godo l’ ultimo tramonto sul mare.È calata la sera. In mezzo al mare i nostri bungalow non si vedono nemmeno. Ceniamo alla luce delle candele e anche se sono sola al tavolo, il tutto é ugualmente romantico.

 

Oggi sarà una lunga giornata. In città prenderò l’ autobus per tornare a Sandakan, le solite sette ore di tortura e a tarda sera volo a Kuala Lumpur, dove passerò l’ultimo giorno prima del rientro. Vi saluto da KL.
Un abbraccio

Cose che non vi ho detto mai

Nel Borneo meridionale, a Kutching, stavo in un ostello molto carino, quello gestito dai ragazzi malesi tatuati, quelli che somigliavano un pò ai Maori, ricordate? si passavano le notti cantando con la chitarra, tirando mattino con una sorta di grappa al miele, specialità del posto. Suonavano anche molto bene, facevo la voce femminile e, se sorvoliamo sulla loro insana passione per Bon Jovi, potrei dire che siano state tra le serate più belle di questo viaggio. Dovete sapere che qui il 90/100 degli ostelli o alberghi, ha i bagni in comune, specie quelli frequentati da viaggiatori zaino in spalla come me. Non esistono serrature ma semplici chiavistelli. Durante una doccia mi é caduto l’occhio sul buco presente al posto della toppa della serratura, che viene appunto tolta per far posto al chiavistello. Strabiliante la sorpresa quando il mio occhio ha incrociato l’altra pupilla che stava al di là del buco. Maledetti uomini delle pulizie. Però sono riuscita ad urlare un turpiloquio in un  inglese perfetto!

Ho un marito. Un marito che passa le giornate aspettandomi in camera d’albergo. Per i malesi é molto strano vedere una donna che viaggia da sola, quindi capita spessissimo di sentirmi chiedere dove sia mio marito. Non sapendo mai chi ho davanti, specie la sera, rispondo sempre che é in albergo e non esce perché non sopporta il caldo.

Sempre in tema. Un barcarolo mi chiede dov’é il coniuge. Questa volta rispondo che non ho un marito. Mi chiede se sono accompagnata da un amico. Gli spiego che sto viaggiando sola. Mi guarda, realmente intristito e sorpreso e domanda:”No friends in the world?” (trad. Nessun amico al mondo?)

Sto passando gli ultimi giorni su degli atolli stupendi. I gestori di questo resort hanno creato un acquario nel mare, protetto da reti, in cui é possibile nuotare con cernie di oltre dieci anni, tonni enormi, piccoli squali e meravigliosi pesci tropicali. Appena arrivata mi hanno invitata a fare il bagno. In meno di tre minuti una bestia enorme mi si é attaccata allo stomaco, viscida, lunga almeno un metro e anche nuotando non si staccava. Ho provocato l’ilarità generale con le mie urla e i contorcimenti. Avevano simpaticamente omesso di dirmi della presenza di una remora, un pesce che si attacca alla pancia di squali, tartarughe o agli scafi delle navi per compiere centinaia di chilometri senza sprecare energie.

Fabbio, che sta a Roma, precisamente a Monte Mario, m’ha spiegato na tecnica contro a stitichezza che ie l’ ha detta su padre e a su padre gliel’ha insegnata su nonno, che nun te poi sbaglià. “A Luì, epperò me vergogno a dittela”

Un abbraccio

La tartaruga, un tempo fu, un animale che correva a testa in giù

Sono al Tun Sakaran Marine Park, un parco marino a 36 km dalla costa nord orientale del Borneo. É una costellazione di scintillanti isolotti, tutti di forma ellittica, corone di sabbia bianchissima, sulle cima di alti pinnacoli che scendono negli abissi con alte pareti verticali. Ho scelto di prendere una camera sul reef, esattamente in mezzo al mare, circondata solo da acqua.

            

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Indescrivibile la pace e la tranquillità di questo posto. Il ritmo della vita é scandito dal levarsi e dal calare del sole. Ci si sveglia con le prime luci dell’alba e si passa la giornata in mare. Prima di cena si passa un’ ora intera a guardare il tramonto, stregati dai suoi colori, con la brezza fresca che bacia la pelle scottata dal sole.
Passo le giornate facendo snorkeling attorno alla barriera corallina. Coralli di ogni colore, ricci enormi, grandi stelle marine che sembrano finte.

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Pesci che vivono tra gli aculei dei ricci, altri tra i coralli che ondeggiano, una murena si nasconde tra gli anfratti di una roccia. E poi loro, le tartarughe. Ad un tratto inizi a scorgere la prima, sul fondo quasi immobile, si sposta, la segui e inizi a nuotare con lei in quello che sembra un volo in questo cielo blu sott’ acqua. Ne vedi un’ altra e un’ altra ancora, tantissime. Piccole, grandi, giovani, vecchie, con il guscio carico di colori o ingrigito dal tempo. E nuoti con ognuna di loro, a un metro di distanza e vorresti allungare una mano e accarezzarne il guscio. Passano le ore, rapiti da questo gioco infinito, aspettando il momento in cui si alzano in superficie e per pochi secondi la testa esce fuori dall’acqua per respirare, strabuzzando i piccoli occhi. É una sensazione di incredibile felicità e di libertà assoluta. Allo stesso tempo ti rendi conto di quanto siano incredibilmente fragili e indifese e ti viene da provare ancora più affetto per queste meravigliose creature. Mi piacerebbe farvi vedere tante foto di questo paradiso, ma come potete immaginare non ci sono pc e la wi fi prende solo raramente. Sarò fortunata a riuscire a caricare questo post. Ho deciso di terminare qui gli ultimi giorni di questo viaggio, godendomi in solitudine questo altro dono della natura. Un abbraccio

Coca Cola con l’Aspirina

Arriva il momento di lasciare il fiume Kinatabang, la giungla e i suoi animali. Saluto i compagni di queste notti, passate insieme in una baracca di legno. Storie che si incrociano per poche ore e ripartono ognuna verso il proprio destino. Facce da Londra, dalla Nuova Zelanda, dalla Germania, da Taiwan.

Un fuoristrada mi porta alla strada principale, attraverso sentieri tracciati nella polvere, e lì attendo l’autobus per una nuova meta. Si va a Semporna, sull’estremità orientale della costa del Borneo. Ancora mezza giornata di viaggio, ancora sette ore sulla strada e di fianco ho un tossicodipendente. Magro, piccolo, capelli sporchi e unti sopra le spalle. Non riesce a trovar pace durante le infinite ore in cui dondoliamo lungo la strada. Si gratta di continuo, si gira, si alza, guarda la strada, si risiede. Si massaggia le mani, credo abbia crampi, ha dei continui scatti con le gambe. L’aria condizionata tenuta a potenza altissima ci congela tutti, indossiamo felpe, sciarpe sulla testa e chiunque si copre come può. Non lui. Ha bisogno anche del soffietto sopra la testa e continua ad aprire anche il mio. Discutiamo una, due, tre volte, alla quarta credo che vorrei finirlo, ma poi penso che é solo una questione di tempo. Continua il tira e molla tra lui, me e un soffietto per l’aria. A saperlo mettevo una Xamamina nella Coca Cola e magari avremmo vissuto un’ esperienza di viaggio più simile. Grasse donne nei lunghi vestiti a fiori tengono sulle ginocchia i propri figli. Il pullman é pieno, tutti tornano ai propri villaggi per festeggiare il Capodanno. Ci saranno fuochi d’ artificio per tutta la notte. Domani comincia il nuovo anno in Malesia e per me si aprono le porte ad un nuovo luogo da scoprire.

Fuori dal finestrino piantagioni di palme da olio, industrie di legname. Sembra quasi che certe zone del Borneo si siano trasformate in una scacchiera di industrie marroni e verdi. Il legname e l’olio di palma rappresentano una voce molto importante nel bilancio malaysiano, ma sono nettamente legati alla distruzione progressiva della foresta pluviale. Qualcuno tra voi mi ha scritto che é bello leggere di un paradiso incontaminato come il Borneo, ma il Borneo è assolutamente contaminato, come ogni altro angolo del pianeta. É forse un posto dove si trovano ancora angoli di paradiso ma non ha scampo.

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Arrivo al porto nel tardo pomeriggio e mi accoglie il tramonto. Lo regalo anche a voi. Un abbraccio

Due Parti di Idrogeno per una di Ossigeno

Una delle cose più belle delle scuole elementari per me era la geografia. Il sussidiario era la Bibbia per conoscere le varie regioni e s’imparavano i nomi dei monti, dei laghi, dei fiumi, delle città e dei capoluoghi. Col passare degli anni l’acqua é un elemento che continua a far parte della tua vita, passi le vacanze al mare e il fine settimana al lago. Dei fiumi invece pare che non c’ importi granche’, sembra che non ci sfiorino con il loro incedere inarrestabile. Ma basta rifletterci solo un attimo per accorgersi di quanto la storia abbia reso giustizia a queste creature e la nostra cultura ne sia intrisa. Quali mondi evoca il Nilo, che porta con sé la vita percorrendo un mare di sabbia, il Pò che nasce dal Monviso, il Sand Creek testimone di una strage, la Bormida che inghiotte Marinella. E ancora Down to the river of Babilon, Huckleberry Finn che su un fiume ci vive, con la sua zattera di legno. Dal Manzanarre al Reno, all’Isonzo che tanti ricordi fa affiorare nella memoria di Ungaretti.

E il lento incedere su questo fiume color del fango mette tanti pensieri in testa anche a me. Cerco di liberare la mente lasciando che la brezza fresca si porti via i pensieri, ma si affollano nella mente immagini e fantasie. Non riesco a non pensare a quanto debba essere grandioso il Mekong. Maestoso fiume, il più lungo dell’ Indocina e tra i dieci più lunghi al mondo. Seppur a chilometri da qui, mi chiedo quanta vita debba portare in sé questo corso d’acqua, nascendo in Tibet e fluendo attraverso Cina, Birmania, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam. E quanta morte ha visto questo fiume, dalla caduta di Saigon, alla cacciata di Pol Pot da Phnom Penh. Il Kinabagatang non ha la portata e la lunghezza del Mekong. È uno scricciolo a confronto, ma riesce a trasmetterti tutta la vita che porta con sé. A ogni ora con diverse luci e suoni, i gufi padroni della notte, i coccodrilli che oziano all’alba sulle rive, gli oranghi che si muovono pigri di cima in cima.

Viaggiare é un continuo sogno e una continua ricerca di nuove esperienze e nuovi luoghi. Il fatto che la tua mente riesca a pensare ad altre storie e luoghi quando é già immersa in una realtà tanto diversa da quella che vivi attualmente, solo una cosa può significare: che sei instancabilmente vivo. Vi lascio sognando il Mekong.
Un abbraccio

Sportina Ecologica vs Spending Review

C’e’ veramente poco da dire su Sandakan, se non che puzza. Puzzano le strade, puzzano i vicoli, puzzano i taxi, solo le vie a ridosso del mare sono mitigate dall’odore di salsedine che arriva dal mare.  L’unico merito di Sandakan e’ quello di aver creato e di mostrare inconsapevolmente, disseminata per le sue vie, l’invenzione del secolo: la sportina in bambu’.

In questi tempi in cui, con la spending review, il governo taglia anche i buoni pasto, immaginate quale rivoluzione culturale, economica e commerciale sarebbe per noi importare tale oggetto. Anzitutto il bambu’ e’ una pianta di incredibile bellezza e trova numerosissimi utilizzi: come alimento umano, diffusissimo nella cucina asiatica, e animale. Come materiale da costruzione, per la produzione di carta, tessuti, parquet, grazie al fatto che le fibre di Bambù sono molto lunghe. Qui la gente compra una sportina al giorno, la riempie di riso e se la porta al porto, in cantiere, in ufficio, sulla bancarella. Non solo e’ assolutamente ecologica e biodegradabile, ma rivoluzionerebbe l’intera economia italiana. Nuovi posti di lavoro per coltivare il bambu’, lavorarlo e immettere il prodotto sul mercato. Le nostre tasche sarebberro sollevate di circa 200, oo euro al mese, se calcolate una spesa media di 10,00 euro al giorno per pranzare fuori casa.

Lo so che non darete molto peso a questo post, vorrei quindi solo farvi pensare a Nikola Tesla, probabilmente il più grande genio del XX° secolo, da alcuni ritenuto più grande persino di Albert Einstein. Uno scienziato di decenni avanti rispetto al suo tempo, talmente rivoluzionario da essere spesso considerato un pazzo dai suoi contemporanei, e le cui invenzioni in molti casi sono state comprese solamente in questi ultimi anni. Per chi non lo sapesse, ha inventato lui la corrente alternata, il moderno moto elettrico, la trasmissione via radio di informazioni (anche audio e video), il radiocomando e molto altro!

Tra due ore parto per il fiume Kinabatangan, ma tornero’ a Sandakan per prendere l’aereo che il giorno 24 mi riporta a Kuala Lumpur. Avete una settimana di tempo per riflettere su possibili investimenti da fare in questo settore emergente ed ecosostenibile. Io prendo i contatti  e si fa partire una start up. Che ne dite?

Un abbraccio

Red Hot Chili Peppers

Se mi conoscete, sapete bene che non ho un carattere facile. Vi assicuro che io per prima faccio fatica a sopportarmi.
Questa mattina ho letto un messaggio che mi ha messa di cattivo umore e così . . . ho fatto lo zaino. Come se facendo un dispetto a Kota Kinabalu, lasciandola in fretta e furia, ci guadagnassi qualcosa. Venti minuti dopo ero alla stazione degli autobus diretta a Sandakan.

Gran viaggio. Nove ore di bus, il potente mezzo si é inerpicato sul monte Kinabalu. Pareva un lento serpente che zigzagava su per la montagna. Alle prime curve, un garzone che fa da bigliettaro, portapacchi e meccanico all’occorrenza, ha distribuito a tutti un sacchetto di plastica nero. Beata la mia ingenuità che sperava nel pranzo al sacco offerto dalla compagnia. Erano i sacchetti per il vomito. A metà tragitto é iniziato il temporale, di quelli che quando arrivano da noi, la gente si ferma sotto i cavalcavia. E il temporale é continuato. Peccato che le due botole che fungono da tettucci apribili, avessero delle guarnizioni un pò retrò. Il bus offriva anche il servizio doccia. E non sto nemmeno a dirvi sopra quale testa stava uno dei due. Per fortuna ci si ferma all’autogrill. Una bancarella di peperoncini e un bagno alla turca. Ricordate che la vera libertà la gusterete solo quando non dovrete più fare scelte.

Fortunatamente Sandakan mi ha accolta con delle belle lenzuola celeste pastello e ben quattro cuscini. Domani altra incursione nella giungla: sarò sul fiume Kinabatangan. È un maestoso fiume dalle acque torbide di fango, che percorre per 560 km il Borneo settentrionale. Obiettivo é stare fuori tutta la notte, percorrendo il fiume in canoa e per alcuni tratti facendo trekking, per avere degli incontri ravvicinati con gli oranghi, elefanti e molti altri. Metto in tasca un peperoncino rosso che mi farà da portafortuna per gli incontri di domani!
Un abbraccio

Questione di gusti. Consigli culinari per rimorchiare ai tropici

Questa mattina sono andata in lavanderia. Si paga a peso, per un kg di vestiti da lavare il costo é di sette ringit, che equivalgono a un euro e cinquanta centesimi, ritiro in giornata. Poi sono entrata a ciondolare in una piccola liberia dove ho trovato un’ edizione illustrata in inglese degli anni ’80 di Huckleberry Finn. Ho cercato un nuovo bed and breakfast e mi ci sono spostata. Mi serve almeno un giorno di ricognizione in giro tra le vie e i mercati per individuare qualche bel posticino. La sera in cui arrivo sono sempre talmente stanca da finire nella prima bettola che trovo, maledicendomi un attimo dopo. Amo cambiare anche per conoscere gente nuova e avere nuove visuali della stessa città. Ammetto di volermi viziare in questi giorni. Ho una bellissima camera con letto matrimoniale e grande balcone con tavoli e sedie. Devo supplire in qualche modo all’ assenza di Terzani e non é un vuoto facile colmare. Per terminare la sessione mattutina in stile desperate housewife ho fatto colazione.

Siete liberi di mangiare il vostro pane, burro e marmellata in albergo, oppure potete uscire per strada e iniziare la giornata con la colazione tipica: il laksa. É un curry brodoso, speziato e ricco di cocco con vermicelli di riso, striscioline di omelette, pollo e gamberi.
Per chi di voi predilige i sapori più forti ci sono i kolok mee, noodles con lardo fuso, salsa di soia e sottili striscioline di maiale alla griglia.
Se invece dovete invitare qualcuno a cena fuori, avvertitelo/a di vestirsi comodo/a, andate bighellonando per il mercato e scegliete la griglia che più vi fa gola. Questa é un’ottima cartina di tornasole per capire chi state portando fuori, se uno/a stitico che fatica a lasciarsi andare o una persona alla mano pronta ad adattarsi ad ogni occasione. Per fare colpo proponente di assaggiare i due piatti tipici. Lui/lei sarà stupito dalla vostra intraprendenza. Iniziate con l’umai, pesce crudo condito con succo di lime, latte di cocco e peperoncino. E proseguite con noodles fatti con pasta di pesce in un brodo di pezzi di spigola.

Se poi lui/lei é uno/una di quelli a cui non piace nulla, nemmeno la cipolla nel sugo, ma a voi piace proprio tanto . . allora non vi resta che un gelato al pistacchio guardando il tramonto al largo degli atolli.
Un abbraccio

Immigrant Song

Kota Kinabalu e’ la capitale del Borneo. Si trova a nord ovest sulla costa. Il suo centro e’ costituito da un reticolo di edifici in cemento, un po’ anonimo perche’ durante la seconda guerra mondiale la citta’ venne rasa al suolo due volte dagli Alleati per accellerare la ritirata dei giapponesi. Kota Kinabalu e’ stata quindi ricostruita negli anni ’60. E’ vero che non possiede bellezze architettoniche, pero’ diversamente dalle altre citta’, si rifa’ sul piano della forte vitalita’ che la caratterizza, specie la notte.  Pullula di bei locali all’aperto dove si puo’ trascorrere la serata bevendo Tiger, la birra  malese,  ascoltando della musica e facendo due passi sul lungomare che ospita, sia di giorno che di notte, diversi mercati. Il piu’ bello e’ quello notturno. Un’estremita’ e’ dedicata alla vendita di frutta e verdura, l’altra e’ una grande cucina all’aperto dove si possono consumare al momento prelibatezze cucinate all’istante. Il mercato ortofrutticolo ha comunque un suo fascino, specie quando le bancarelle sono colme di mango, meloni, jack fruit, frutti della passione, le piccole banane dolcissime….Inoltre una fila di sarti lavora alacremente lungo tutta la parte esterna del mercato. Sono tutti uomini e lavorano in strada, su capi che la gente porta al momento, calcando il piede sulle loro Singer. Come quella che aveva la nostra nonna.

Oggi e’ il primo giorno dedicato al relax totale. Sveglia di buon mattino, porto e barca a motore verso l’isola di Palau Sapi, dove ho passato la giornata a fare snorkeling. Una bella spiaggia bianca e acqua cristallina. Devo sinceramente ammettere che la barriera corallina vista oggi non ha i colori di quella che ho visto a Dahab in Egitto. Pero’ nelle zone migliori per fare snorkeling o diving ci arrivero’ tra qualche giorno, quindi vedremo. L’isola di oggi, insieme ad altre quattro e’ parte di un parco nazionale, chiamato Tunku Abdul Rahamn National Park. Mi sono accorta atterrando in aereo che, la costa di una di queste isole,  e’ disseminata di palafitte impiantate su acque basse e si scorgevano anche delle moschee.  Passandoci vicino con la barca ho visto nuovamente la vastita’ di questo agglomerato senza sapere cosa fosse. Questa sera scambiando qulche parola con della gente locale al mercato, per la prima volta mi son sentita dire di fare attenzione e non andare in giro sola la sera. Motivo? Gli immigrati filipppini. Le palafitte che ho visto sono abitate da immigrati filippini, illegali e clandestini, che le hanno costruite su un labitinto di passerelle sgangherate. La cosa che mi ha colpito e’ il disprezzo e la preoccupazione che gli abitanti di Kota Kinabalu dimostravano, parlandone. La storia di queste isole e’ gia’ di per se’ controversa perche’  le Filippine le hanno sempre rivendicate e ci sono attivita’ di contrabbando molto intense. Inoltre i ribelli islamici si rifugiano qui per sfuggire alle forze governative e, come se non bastasse, esitono ancora i pirati, che a volte compiono delle scorrerie.

Tutto il mondo e’ paese e l’immigrazione, che sia clandestina o regolata, fa paura a tutti. Chissa’ quali sono le ragioni piu’ profonde di questa paura, forse un terrore atavico della perdita di qualcosa di proprio. Eppure io mi sento di concludere questo post con un inno alla mescolanza tra popoli diversi.  Un po’ come si prepara una buona zuppa di mare, tanti pesci diversi e spesso i piu’ poveri, per avere il migliore dei risultati. Soprattutto perche’ la progenie prendera’ i geni migliori dell’uno e dell’altro. Sapra’ cucinare le cime di rapa della mamma e le tapas del papa’. Avra’ occhi tondi e scuri delle indiane e l’altezza dei popoli del nord. Una pelle calda e sensuale dell’Africa e i baffi dei turchi. Insomma mescolatevi. Con tutti tranne che con i giapponesi pero’. Si, perche’ i giapponesi sono proprio brutti e piu’ cercano di essere trendy  piu’ risultano orrendi. I giapponesi hanno la lunghezza dei polpacci pari a quella del righello che avevamo nell’astuccio alle scuole medie: 18 cm.Rifletteteci.

Un abbraccio

Voci precedenti più vecchie

Quaderni di Viaggio

A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco. Michel de Montaigne

A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco. Michel de Montaigne

The Blazing Trail

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Via che si va

Più che un blog di viaggi, un blog per viaggiatori.

Looking at the West

A personal blog of photography and commentary by Andrew McAllister.